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Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta

Come riuscire allora a sostenere gli adolescenti nella realizzazione di sé?«Lancini ci offre molti esempi di crescita dei giovani sempre più compressi in questa forma dissociativa degli adulti, drammaticamente inconsapevole ma decisiva per la crescita dei ragazzi. E ci mostra che quelli non “sufficientemente saldi”, impreparati, incapaci di metterci in posizione di ascolto, quelli fragili cioè, siamo noi e non loro.» – il Venerdì

Per molto tempo, ai ragazzi abbiamo chiesto di aderire alle aspettative ideali di genitori e insegnanti. Li abbiamo cresciuti come piccoli adulti, li abbiamo spinti a socializzare, li abbiamo protetti dall’infelicità e dal dolore. Oggi però lo scenario sta cambiando. Siamo approdati a una società che non si limita più a chiedere ai ragazzi di essere all’altezza delle nostre aspettative, ma li costringe a seguire un mandato paradossale: “Sii te stesso, ma a modo mio”. Questa trasformazione, che per l’autore segna il passaggio al paradigma postnarcisistico, è in atto da tempo, ma è stata la pandemia ad aver smascherato il rischio di un’inversione dei ruoli: mentre i ragazzi si adattano alle esigenze degli adulti pur di farli sentire tali, questi ultimi sono alle prese con una crescente fragilità. Come riuscire allora a sostenere gli adolescenti nella realizzazione di sé? Le strade percorribili sono molte, ma farsi carico della confusione, dell’ansia, del disagio e dell’assenza di prospettive future delle nuove generazioni senza occuparsi della fragilità degli adulti non è più pensabile: “Per mettersi in una posizione di ascolto bisogna essere saldi, soprattutto se l’altro è un figlio che soffre”.

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